“Il fatto non sussiste“: quattro semplici parole che però rappresentano un sospiro di sollievo, una liberazione e la fine di un incubo per un uomo di Acerra, Senatore Arturo Emanuele, accusato dalla moglie di violenza sessuale aggravata. Il presunto violentatore era stato condannato in primo grado alla pensa di 3 anni e otto mesi che, se scontata, gli avrebbero praticamente distrutto la vita, facendogli perdere il lavoro e ponendo un segno indelebile nella sua esistenza. Ma procediamo con ordine.
La denuncia e la condanna
A denunciare l’uomo era stata la moglie, che lo aveva accusato come detto, di averla costretta ad avere rapporti sessuali senza il suo consenso. L’episodio risale ad alcuni anni fa. Da lì poi il processo con la pronuncia della sentenza di Primo Grado: un macigno sulla vita dell’uomo, che sin dall’inizio si era proclamato innocente. La decisione fu presa dal Tribunale di Nola.
Il ricorso in Appello
In seguito a questa condanna, il Senatore decise di affidarsi all’avvocato acerrano Pier Giacinto Di Fiore per portare avanti il ricorso in appello. Scelta indovinata, visto che l’avvocato Di Fiore sin da subito aveva intuito l’errore giudiziario. E qualche giorno fa è arrivata la sentenza delle Corte d’Appello, che ha assolto l’uomo dall’accusa di violenza sessuale aggravata con la formula più ampia, “perchè il fatto non sussiste“.