L’imprenditore era stato accusato e arrestato lo scorso anno per associazione a delinquere di stampo camorristico. Lui si era sempre professato innocente ed ora, dopo quasi due anni, arriva l’assoluzione definitiva.
Sessa Aurunca. Assolto dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Catanzaro perché il fatto non sussiste: parliamo dell’imprenditore di origini sessane Roberto Corbo, amministratore della società Corbo Group S.p.A. Corbo era stato arrestato il 9 gennaio del 2018, al termine di un’articolata attività investigata della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. L’accusa era di quelle pesanti e infamanti: concorso nel reato di associazione a delinquere di stampo camorristico. La brutta vicenda, che rischia di segnare non poco il futuro del giovane e coriaceo imprenditore, arriva al capolinea dopo 624 giorni.
L’arresto di Roberto Corbo
Era l’alba del 9 gennaio del 2018, quando Roberto Corbo, vene ammanettato dai carabinieri di Catanzaro mentre si trovava a La Spezia. Da una fugace lettura dell’ordinanza cautelare, consegnatagli subito dopo dai militari che l’avevano sorpreso nel sonno, l’imprenditore veniva accostato ad una cosca criminale calabrese. Solo alcune ore dopo Roberto Corbo, ancora stordito ed incredulo per quello che stava succedendo attorno a lui, scopre di essere finito nella rete di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta, in corso tra Italia e Germania, che portò in manette 169 persone.
Inchiesta “Stige”
L’inchiesta, denominata “Stige”, era del tutto concentrata sulle attività criminali della cosca Farao-Marincola di Cirò, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania (Lander dell’Assia e del Baden-Württemberg). Questa aveva preso il via tra il 2014 ed il 2015. Ad operare furono i Carabinieri dei Ros, che nel corso del tempo avevano documentato l’infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, garantendo alla potente cosca calabrese, di strutturarsi come una vera a propria “holding criminale” in grado di gestire affari per milioni di euro (dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, alla raccolta dei rifiuti, ai servizi funebri, agli appalti pubblici, nonché una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori).
Roberto Corbo: “Sono innocente”
Dinanzi ai giudici, l’imprenditore Roberto Corbo respinge ogni accusa, ribadendo la sua innocenza. Dopo diciotto giorni di carcere, i giudici del Tribunale del Riesame, visti gli atti depositati, annullano la misura cautelare. L’uomo ritorna quindi in libertà per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
Non bastava il carcere
Sembrava essere finito l’incubo, ma in realtà la tragedia era appena iniziata. Subito dopo infatti, senza neppure leggere le motivazioni del tribunale del Riesame, la Prefettura di Caserta avvia le procedure per l’interdittiva Antimafia, emessa il 21 Marzo del 2018. Insomma arriva la “condanna a morte” per l’imprenditore, che si vede revocare in un solo colpo tutti gli appalti in essere. Da quel momento, seppur vero che l’articolo 27 della Costituzione italiana sancisce la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, per l’imprenditore sessano si aprono le porte del baratro, bruciando non solo il suo futuro ma di tutti coloro che avevano creduto in lui. Poi a distanza di quasi due anni arriva la definitiva e piena assoluzione nei confronti di Roberto Corbo. Ma chi gli potrà mai ridare ciò che ha perso negli ultimi 600 giorni?