Attualità

Storia di una docente precaria tra mille viaggi e tante difficoltà

scuola

 

Abbiamo ricevuto la lettere di una donna, mamma e maestra, costretta a mille sacrifici pur di portare avanti il proprio lavoro e la propria famiglia. Una lettera accorata che non potevamo non pubblicare.

La storia

Mi chiamo Lia, ho 45 anni, residente a Casalnuovo in provincia di Napolisono una madre separata dal 2011 con affidamento esclusivo del figlio di età di 10 anni, figlia di due genitori anziani ed ammalati, mia madre 75 anni e mio padre di 80 anni a cui provvedo. Sono laureata nel grado Accademico di Magistero in Scienze Religiose, Laurea Triennale di Filosofia e Comunicazione e sto per laurearmi alla Magistrale di Filosofia all’Università Federico II di Napoli. Ho superato 3 concorsi scuola materna ed elementare (nel 1990, appena diplomata e nel 2000, abilitata sia per la scuola dell’infanzia, scuola primaria e lingua inglese).

Il lavoro precario

Sono stata precaria dal 1990 fino al 2015. Sono stata nella graduatoria delle GAE dal 2000 fino al 2015, svolgendo il mio ruolo di insegnante scuola primaria precaria, fino a quando nell’anno 2015, con la legge 107, per esigenze finanziarie (in quanto sono l’unico genitore che provvede economicamente) ma soprattutto perché dalle varie sigle sindacali confederali, mi era stato detto, che se noi delle GAE storiche non avessimo aderito a questo piano nazionale di assunzione, saremmo state depennate dalla graduatoria, così ho aderito a tale piano. Il primo anno, (anno del ruolo 2015/2016), ci fu imposto di inserire nella domanda di assunzione 100 province d’Italia, tutte indistintamente senza tralasciarne nemmeno una e così un algoritmo avrebbe deciso le nostre vite. Una legge detta la BUONA SCUOLA che prevedeva un piano di assunzione in varie fasi dividendo noi docenti in sigle, A, B, C, io appartengo alla C quella del potenziamento, così l’algoritmo decide che il 1 dicembre vengo assunta a Terni.

Lontana da casa

In pochi giorni, mi reco al provveditorato di Terni e verso le 23 finalmente arriva il mio turno per poter scegliere una scuola e scelsi l’unica che fosse rimasta in provincia di Terni, Narni Scalo. Svolgo il mio anno di prova lì a Narni Scalo ma la situazione peggiora ancora di più perché nel secondo anno scolastico 2016/2017, ci fu detto di partecipare obbligatoriamente alla mobilità straordinaria nazionale, scegliendo stavolta non solo 100 province ma addirittura 100 ambiti, una follia perché ciò significava poter essere mandata in qualsiasi parte sperduta d’Italia, così l’algoritmo che è stato dichiarato FALLACE dallo stesso MIUR stavolta decide tutto lui per me, vengo mandata d’ufficio in un paesino sperduto ed isolato della provincia di Terni, San Venanzo, con 2000 abitanti e 31 bambini scuola primaria, un paesino di alta campagna con una scuola pluriclasse.

Una viaggio ogni mattina

Il disagio è enorme sia fisico, psichico, affettivo ed economico. Per raggiungere questo paese devo fare un enorme viaggio: Napoli/Roma con il treno ad alta velocità, Italo o Freccia Rossa, Roma/Orvieto con l’inter regionale e arrivata ad Orvieto, non essendoci mezzi di trasporto, né autobus e né treni, sono costretta a prendere un taxi privato che da Orvieto mi porta a San Venanzo. Una spesa esosa pari a 250 euro circa alla settimana solo di mezzi, spese del fitto a parte, scendendo il venerdì e risalendo la domenica oltre alle spese per il trasporto, devo provvedere anche a quelle del fitto su nella mia sede di servizio ed anche giù al SUD per il fitto e le varie utenze, nonché le spese per il cibo.

Vittime di un algoritmo

La mia situazione è veramente assurda, per stare accanto a mio figlio, ho deciso quindi di chiedere un congedo parentale non retribuito. Noi vittime della legge 107 alias la BUONA SCUOLA, vittime di un algoritmo che ha giocato sulle nostre vite, siamo oramai considerati i docenti di ruolo precari, sì precari perché dobbiamo vivere lontani dalle nostre famiglie, dai nostri affetti, dalla nostra terra, solo per un lavoro che purtroppo non ci permette nemmeno più di vivere dignitosamente, chiediamo così un piano straordinario di mobilità affinché possiamo ritornare nella nostra terra dove per 15 anni nelle nostre province, vincitori di concorsi, abilitati e plurilaureati, abbiamo esplicato il nostro servizio di docenti. 

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