Acerra. “Istituzioni se ci siete battete un colpo”: è questo il messaggio che emerge parlando con i dipendenti de “La Doria”, leader nella produzione di sughi pronti, che dal prossimo lunedì chiuderà i battenti ad Acerra. Nel corso dei mesi sono stati diversi gli incontri che i dipendenti hanno avuto con i rappresentanti istituzionali, sia a livello locale, regionale e nazionale. Tutti avevano garantito che sarebbe stato fatto il possibile. Nessuna trattativa ha però scalfito le intenzioni della proprietà, che quasi mai si è presentata alle riunioni, delegando rappresentanti e dirigenti.
Delusi e arrabbiati
Qualche giorno fa sono poi arrivate le lettere di trasferimento. Dal prossimo lunedì tutti i sessantasette dipendenti dovranno presentarsi negli impianti salernitani de “La Doria”: situati ad Angri, Sarno e Fisciano. Ma delle istituzioni neanche l’ombra. A quanto sembra nessuno in via ufficiale si è degnato di spendere una parola con i lavoratori. Per questo i lavoratori si sentono abbandonati: “Siamo delusi e arrabbiati. Una situazione incredibile”.
Il ministro e le istituzioni latitano
L’ultima speranza era affidata nelle mani del Ministro Luigi Di Maio, che al termine dell’ultimo tavolo in Regione aveva promesso che avrebbe scritto di nuovo alla proprietà, chiarendo che sarebbe stato fatto il possibile per tenere aperto lo stabilimento. All’interno della missiva avrebbe illustrato tutte le possibilità di cui l’azienda poteva usufruire, naturalmente nel caso in cui i cancelli del sito di Acerra fossero rimasti aperti. Di questa lettera però non c’è traccia, né tanto meno del Ministro che dal quel giorno non ha più sentito i lavoratori. Dalla Regione nessuna novità e dal Comune di Acerra, tranne qualche accenno in commissione consiliare, tutto tace.
Il rammarico
Avevano creduto alle possibilità presentategli, avevano portato avanti una lotta territoriale, non volevano abbandonare Acerra. Soprattutto non volevano veder chiudere uno stabilimento che per loro rappresenta una seconda casa. Nelle loro parole si legge la commozione di chi ha visto lavorare lì i propri nonni e i genitori. Avrebbero potuto fregarsene e trovare il miglior accordo per loro stessi ma invece hanno continuato a lottare, fieri ed orgogliosi. Al loro fianco sono passati sindaci, consiglieri regionali e ministri, tutti però sono spariti, forse per vergogna o perché ormai non c’è niente da fare, non servono più. Fatto sta che loro, ancora a testa alta, lunedì andranno nei nuovi stabilimenti, consci di aver fatto tutto il possibile per difendere il proprio stabilimento e la propria città.