Violenza di gruppo nella penisola sorrentina. Gli stupratori commentavano quanto fatto su Whatsapp

Foto d'archivio

Nella mattinata odierna ufficiali ed agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato P.S. di Sorrento hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta da questa Procura ed emessa dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata nei confronti di 5 persone: MINIERO Antonino, GARGIULO Gennaro Davide, DE VIRGILIO Fabio, REGIO Raffaele, D’ANTONIO Francesco Ciro, tutti indagati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una cittadina britannica.

L’accaduto

I fatti risalgono all’ottobre del 2016, quando la donna risiedeva in un noto albergo della penisola sorrentina insieme alla figlia. Le due si recano al bar, dove due dei soggetti arrestati, in qualità di barman gli servivano drink contenente la cosiddetta “droga dello stupro”, così come confermerebbero i risultati delle analisi.

A quel punto inizia l’incubo: i due barman approfittano dello stato della donna per abusare di lei. Poi un altro dipendente approfittava della situazione portando la vittima in un’altra stanza. In quel caso sarebbero stati presenti una decina di uomini, molti dei quali nudi, che a turno la violentavano. Poi è stata riaccompagnata nella stanza.

La denuncia

Una volta fatto ritorno in Gran Bretagna, la vittima ha denunciato tutto alla polizia locale che, attraverso le analisi ha accertato lo stupro, rilevando anche diversi lividi ed ecchimosi su tutto il corpo.

Veniva, quindi, informata l’Autorità Giudiziaria italiana tramite il Servizio di Cooperazione Internazionale della polizia. Gli stupratori nel corso della violenza di gruppo sono state scattate foto e filmati con l’uso del telefono.

La chat dove commentavano lo stupro

E’ stato possibile pervenire all’identificazione solo di alcuni dei componenti del gruppo, tutti dipendenti dell’hotel, attraverso;

  • l’esame dei dispositivi sequestrati al personale maschile in servizio presso la struttura, da cui è emersa una chat denominata “Cattive Abitudini” ove gli autori dello stupro commentavano l’accaduto, nonché altri scambi di messaggi contenenti anche le foto della donna durante la violenza;
  • il rilevamento della presenza del DNA degli indagati sul corpo della vittima ed in particolare sulle aree interessate dalla violenza;
  • la foto dei due barman scattata dalla cittadina britannica con il proprio telefonino;
  • la presenza di un tatuaggio a forma di corona sul collo di uno degli autori dello stupro, così come descritto dalla vittima.

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