Questione “La Doria”: i lavoratori presidiano il Comune. Si attendono risposte

 

I dipendenti dello stabilimento di Acerra de “La Doria” sono in presidio al palazzo comunale. La situazione lavorativa sta diventando sempre più complicata: oltre alla chiusura dello stabilimento a Settembre è arrivata anche una richiesta da parte della società. Diciotto persone devono presentare richiesta per il trasferimento a Parma, di cui dodici devono trasferirsi nella città emiliana entro il 30 maggio.

L’incontro

Una situazione inaccettabile sia per i modi che per i tempi. Per questo motivo i lavoratori chiedono all’amministrazione locale un impegno per far sì che si possa aprire quanto prima un tavolo tecnico tra Regione, società e dipendenti. Il tavolo poi si è tenuto alla presenza del Sindaco Raffaele Lettieri e del Presidente del Consiglio, Andrea Piatto. I vertici dell’amministrazione si sono dimostrati disponili a far tutto il possibile affinché il sito di Acerra non chiuda. Per far questo si faranno portavoci della vertenza con la Regione Campania già a partire dal pomeriggio.

La situazione

Al momento però continuano le iniziative dei lavoratori de “La Doria” per tutelare un impianto che rappresenta un’eccellenza lavorativa del territorio. Nel corso degli anni infatti la produzione è aumentata, nonostante non siano stati fatti particolari investimenti né sul personale (che anzi nel corso del tempo per pensionamenti e trasferimenti è diminuito senza ricambio) né sull’attrezzatura. Quindi non è chiaro perché si sia deciso di dirottare tutte le risorse e il personale sul sito di Parma, che al momento non ha nemmeno la disponibilità per portare avanti le commesse. Una situazione evidente, visto che in Emilia i dipendenti dovranno lavorare anche in turni extra con un premio di presenza di 30 euro.

Licenziamenti mascherati

Il timore è che questa manovra di Parma sia solo un metodo per poter licenziare i lavoratori. Chiedere ad un dipendente, da un giorno all’altro, di trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza è una sorta di “licenziamento mascherato”, così come lo definiscono gli stessi operai. Come potrebbero i dipendenti con famiglia, con un’età avanzata, con problemi fisici, mollare tutto quanto hanno costruito ad Acerra per andare via in una città di cui non conoscono niente e con uno stile di vita totalmente diverso?

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