Solo qualche giorno fa si è svolta l’ennesima riunione con all’ordine del giorno la problematica legata al sito, ormai non più attivo, dell’Alenia Aermacchi, situato tra Casoria e Afragola. Giusto per fare un breve riassunto: parliamo dell’inquinamento delle falde acquifere sottostanti lo stabilimento, in cui sono state rinvenute quantità eccessive di cromo esavalente. Quest’ultimo, per i meno informati, è un potente cancerogeno, che soprattutto nei composti liquidi, tende a muoversi facilmente.
Ecco, nonostante l’ennesima riunione, se qualcuno si immaginava che a 5 anni dalla chiusura si potesse avere qualche certezza in più sulla situazione ambientale, è stato ampiamente deluso. Anzi probabilmente è solo più confuso. Il motivo è semplice: dal 2013 ad oggi nulla sembra essere chiarito, nonostante gli incontri, le riunione, le conferenze dei servizi, eccetera eccetera.
Ma torniamo alla commissione regionale svolasi la settimana scorsa e cerchiamo di fare un resoconto.
I presenti
Innanzitutto alla riunione erano presenti tutte le istituzioni e le parti in causa: i rappresentanti dell’Alenia, dell’Asl, dell’Arpac, la città metropolitana e anche il sindaco di Casoria, Pasquale Fuccio (anche in qualità di presidente dell’ATO2). Assenti invece gli altri sindaci del territorio circostante l’impianto.
Dubbio numero 1: inquinamento si o no?
Qualcuno dirà: “ma perchè ancora devono capire se è inquinato o meno?!” Ebbene si, almeno da quanto si apprende. Anche se in realtà questo punto è poco chiaro, perché solo qualche mese fa nel corso di una Conferenza dei Servizi, fu constatato che in alcune analisi emergeva la contaminazione sia delle acque in superficie che in profondità di cromo esavalente. I consulenti presenti però ritennero che quei dati non fossero attendibili e che quindi gli esami dovevano essere ripetuti.
Dubbio numero 2: le analisi
A proposito di analisi, ad inizio del 2018 anche il comune di Casoria, attraverso un’ordinanza sindacale, ha chiesto che fossero effettuati analisi su ben 25 pozzi situati sul territorio.
Vabbè, le analisi allora sono state fatte su ben 25 pozzi e quali sono i risultati ? Ecco un’altra domanda senza risposta. Partiamo dal fatto che su 25 pozzi, sembra essere stato possibile effettuare le analisi solo su 7, in quanto gli altri erano inaccessibili. Su questi 7 due sono risultati contaminati: uno da cromo esavalente e l’altro da arsenico. Voi direte: “ah finalmente un dato certo”. Eh, no mi spiace deludervi ancora. Questi test sono stati ritenuti inattendibili, in quanto nel momento in cui iniziarono i prelievi pioveva e di conseguenza non fu rispettata la prassi. E i nuovi test? Sono stati fatti, ma si aspettano ancora le analisi.
Dubbio numero 3: le falde acquifere
Lo so, voi state pensando: “Ancora non si sa se c’è inquinamento, ma almeno sappiamo dove vanno le acque della falda così da sapere, nell’ipotesi che l’inquinamento fosse accertato, dove intervenire”. Vi sembrerà strano, ma devo deludervi ancora una volta. Dal 2013 ad oggi, non si sa ancora che giro fanno le falde acquifere. Sappiamo che finiscono in mare (questa era facile) ma non sembra essere noto il corso. Potrebbero passare per Napoli Est, così come non potrebbero. E per saperlo? Bisogna fare uno studio idrogeologico. Ma fino a quel momento si brancola nel buio.
Dubbio numero 4: gli altri comuni
Diciamo che almeno a Casoria si è a conoscenza dell’ipotetico problema. Ma nei comuni limitrofi? Proprio in virtù dei dubbi sulle falde acquifere, perchè non si è iniziato a controllare anche le altre cittadine, confinanti con quella casoriana? Almeno si poteva iniziare ad avere un quadro più chiaro.
Dubbio numero 5: il piano di bonifica
La bonifica? Non c’è nessuna bonifica. Il piano presentato dall’Alenia nella riunione dello scorso anno (a settembre) fu infatti non ritenuto valido, in quanto non furono identificate tutte le matrici inquinanti. Quel piano è diventato poi una messa in sicurezza operativa, ma non un piano operativo di bonifica.
Dubbio numero 6: e se si riscontrasse definitivamente l’inquinamento?
Se si riscontrasse malauguratamente l’inquinamento, allora sarebbe davvero un duro colpo, a cui sarebbe quasi impossibile reagire, visto che si sarebbe scoperto dopo almeno 5 anni. Il cromo avrebbe ormai invaso le falde acquifere di chissà quale area, i casoriani e gli afragolesi avrebbero invece corso il rischio di usare acqua contaminata e come loro chissà quante altre centinaia di migliaia di persone.
Ora non resta che aspettare qualche dato più certo, anche perchè in situazioni del genere risulta difficile non preoccuparsi. Già la situazione dell’area tra roghi, rifiuti speciali e PM10, non è un granché, figurarsi con il cromo esavalente nelle falde. Il sindaco Fuccio nel corso della commissione ha chiarito che non bisogna dare adito ad allarmismi, ed è una cosa giusta. Ma bisogna anche informare i cittadini su ciò che si sta facendo e anche e soprattutto su ciò che non si sta facendo.