Eccellenze campane. Il film “La Voliera”: da Napoli al Festival di Venezia

Abbiamo intervistato gli ideatori del cortometraggio “La voliera”: il regista Bagya Lankapura e il produttore e compositore Riccardo Piscopo. “La voliera” ha vinto il premio Mutti di Bologna (con in palio 18mila euro riservati ai progetti di registi migranti) con la presentazione della sceneggiatura e una scena demo del film. Dopo la vittoria l’idea è stata poi presentata al Festival del Cinema di Venezia, dove i ragazzi sono stati ospiti. Tra qualche settimana inizieranno le riprese del film, che si divideranno tra Napoli e lo Sri Lanka. Abbiamo voluto parlare con loro per farci raccontare la loro esperienza a Venezia, ma soprattutto di cosa si occupano e come è nata la loro idea, che parte da Napoli con l’ambizione di fare il giro del mondo. Due ragazzi di talento, con le idee ben chiare e la determinazione giusta per andare lontano. A rendere ancor più speciali i nostri ospiti c’è la loro semplicità e soprattutto la loro voglia di far emergere, così come stanno facendo, gli altri talenti di questa terra, grazie anche al progetto 56K.

Iniziamo con le presentazioni

Bagya Lankapura

22 anni,  è nato a Napoli da genitori srilankesi, ha frequentato il liceo scientifico e al quarto anno ha iniziato il suo primo corso di regia, da cui è nato il suo primo corto. È anche un attore: da annoverare le partecipazioni al film di Edoardo De Angelis “Vieni a vivere a Napoli”, alla fiction “Fuoriclasse 3” e a “Il ricco, il povero e il maggiordomo” di Aldo, Giovanni e Giacomo , oltre che a “I fantasmi di Portopalo” con Beppe Fiorello. Queste esperienze lo hanno naturalmente fatto crescere sotto il profilo artistico e umano, ma Bagya ha ben chiaro il suo obiettivo: quello di stare dietro la camera. Proprio le esperienze da attore lo hanno portato a prendere coscienza del suo progetto.

«I miei ruoli da attore sono sempre stati modellati sull’ottica dell’immigrato dal punto di vista italiano: in alcuni film recitavo il ruolo dell’indiano che mangia riso a colazione, o che indossa sandali con i calzini. In realtà, queste sono cose che non ho mai fatto nella mia vita, e così ho deciso di prendere in mano la situazione, raccontando la mia storia da dietro la telecamera»

Riccardo Piscopo

32enne di Acerra (NA), nasce come musicista, e si è avvicinato al mondo della produzione come compositore e tecnico del suono. Attualmente lavora in Phantasya, una società che si occupa di produzione, ma più votata alla direzione artistica di eventi. Sono attualmente in corso importanti mostre d’arte internazionali, tra cui quella di Leonardo da Vinci in Messico, al museo nazionale “El Puebla”. Ed è proprio in Phantasya che Riccardo si è appassionato alla produzione, alla gestione e all’ottimizzazione di tutte le risorse per realizzare il miglior prodotto.

Cos’è 56K?

Riccardo: «56K, che insieme a Phantasya co-produce il corto, è un’idea che abbiamo avuto insieme, io e Bagya, proprio lavorando ad alcune produzioni e cortometraggi. È nata per far sì che si possa creare una sintesi di tutte le potenzialità che ci sono sul territorio. Abbiamo così voluto creare uno spazio dove giovani talenti possono esprimersi nel proprio campo, evitando di doversi accontentare di ruoli marginali. Perciò abbiamo unito ragazzi provenienti da vari ambienti. Abbiamo iniziato con alcune produzioni in cui la troupe è formata da questi giovani, naturalmente accompagnati da esperti del settore. 56k vuole diventare un contenitore di idee che possa svariare dal cinema alla musica, all’editoria».

(Video musicale: regia di Bagya Lankapura, produttore Riccardo Piscopo – una produzione 56K)

Il film: di cosa parla?

Bagya: «La voliera racconta il rapporto tra un padre srilankese migrato a Napoli e la figlia nata e vissuta in Italia. C’è un conflitto tra i due, con lui che la vuole crescere in maniera tradizionale, mentre lei si sente a tutti gli effetti italiana. Il progetto nasce da un’osservazione della comunità srilankese, la seconda più grande in Italia. Con il ruolo del padre abbiamo l’introspezione psicologica, perché vive una lotta interna per la volontà di lasciare libertà alla figlia, ma non essendo mai cresciuto con quello di stile di vita, non sa se e come farlo».

“La voliera” come detto è stata presentata al Festival di Venezia. Com’è stata quest’esperienza?

Riccardo: «È stata davvero bella. Si respirava un’aria particolare. Naturalmente è stata una cosa nuova. La cosa soddisfacente è stata vedere l’interessamento verso il progetto e il film da parte di professionisti del campo. In tanti si sono proposti di aiutarci, perché hanno visto delle potenzialità nella sceneggiatura, e anche perché Bagya racconta la situazione da un’ottica diversa dalle storie che abbiamo visto finora. Più moderna, e soprattutto con una doppia visione».

Proviamo adesso a conoscere meglio i nostri ospiti. Quali sono i vostri modelli?

B: «Può forse sembrare blasfemo. Ma per me i film di Alejandro González Iñárritu sono sempre fonte di ispirazione. Poi nel panorama italiano c’è assolutamente Matteo Garrone».

R: «Dal punto di vista di compositore musicale cinematografico apprezzo tantissimo Hans Zimmer, per il suo modo di racconare le immagini. È come un camaleonte capace di cambiare in base a ogni film».

E i vostri sogni?

B: «Per quanto mi riguarda, il mio sogno è quello di poter continuare a raccontare le mie storie».

R: «Dal punto di vista cinematografico è quello di riuscire ad arrivare al punto in cui possiamo produrre i nostri progetti senza dover pensare ai limiti di budget, senza limiti commerciali. Poter realizzare le nostre idee così come l’abbiamo pensate».

(Video musicale: regia di Bagya Lankapura, produttore Riccardo Piscopo – una produzione 56K)

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