L’inchiesta messa in onda sera su Rai 3 dal programma “Report” sta creando notevoli polemiche sul sistema che esiste dietro al traffico di biglietti per le gare della Juventus e sui legami tra personaggi del club e tifosi bianconeri pregiudicati o comunque legati al mondo della ‘ndrangheta. Tra le situazioni esposte ieri sera vi sono alcune situazione esposte all’interno di un dossier parlamentare (pubblicato nel Dicembre del 2017) che analizza i rapporti tra il mondo del calcio e la malavita organizzata. Nel documento, che vede tra i relatori gli onorevoli Rosy Bindi e Marco Di Lello, “sono emersi contatti e reiterati rapporti di Rocco Dominello (condannato a 7 anni e 9 mesi per associazione mafiosa) e Fabio Germani con il security manager della Juventus, Alessandro D’Angelo, e con il responsabile della società per la biglietteria, Stefano Merulla, riguardanti i rapporti con la tifoseria organizzata e la gestione dei biglietti. Dalle intercettazioni risulta che sia Dominello sia Germani ricevevano una quota personale riservata di biglietti, anche cospicua”.
“Si ma il boss a bordo campo?”
Dopo la messa in onda sui social è partita la querelle tra i tifosi bianconeri e i tifosi del Napoli. I primi, quasi a voler giustificare questa oscura situazione, rispondono con questa frase legata alla presenza durante un Napoli-Parma del 2010 di Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore Lo Russo bosso dell’omonimo clan di Miano. Effettivamente all’interno del dossier si parla sia di questa situazione legata al Calcio Napoli, sia di altre vicende. Ma vediamole nel dettaglio così da capire effettivamente come stanno le cose.
Lo Russo
Effettivamente Antonio Lo Russo era presente a bordo campo, così come lo era stato anche in passato. Era accreditato come giardiniere. Ma è giusto specificare che la sua ultima presenza risale alla sopracitata partita Napoli-Parma, risalente all’Aprile 2010. Lo Russo diventerà latitante solo un mese dopo, di conseguenza seppur la sua presenza fosse strana, non rappresentava comunque alcuna irregolarità. Inoltre il pass veniva fornito al Lo Russo dalla società che gestiva la manutenzione del campo di gioco e non al Calcio Napoli. Quest’ultimo però, così come riporta Alessandro Formisano, head of operations, sales & marketing della S.S.C. Napoli, ha interrotto il rapporto con l’azienda di giardinaggio.
L’audizione di Formisano
Ecco uno stralcio dell’audizione di Formisano dinanzi la commissione parlamentare: “Posso dire che mi sono trovato due volte nella condizione di dover interrompere dei contratti di appalto, di cui una è riferita alla società Marrone Francesco, che aveva in appalto la manutenzione del terreno di gioco dello stadio San Paolo. In effetti, quando ho iniziato a occuparmi dello stadio San Paolo, l’appalto era già in essere, però…”
Massimiliano Manfredi (Onorevole): “La società era la stessa della vicenda di Lo Russo?”
Formisano: “Sì. Il fatto di Lo Russo aveva suonato dei campanelli d’allarme. Quanto sto per dire forse può giovare ai lavori della Commissione. Credo che una delle cose da considerare sia il fatto che i club di calcio non hanno uno sportello unico a cui rivolgersi per porre delle domande o per essere supportati in momenti complicati, cioè, se io mi trovo nella condizione di dover sottoscrivere un accordo di sponsorizzazione con una società nuova che non ha un consolidato, non c’è uno sportello cui mi posso rivolgere per sapere se quelli sono soggetti che, in qualche modo, sono interessanti per le forze dell’ordine o per la magistratura. Non siamo dotati di strumenti perché siamo un privato e non li possiamo avere, però siamo osservati, se in qualche modo creiamo questi rapporti. Nel caso di specie, per quanto avvenuto con Lo Russo, nonostante nessuno sia venuto a dirci « fate attenzione a questa società », abbiamo fatto in modo tale che il nostro livello di soddisfazione rispetto alle prestazioni rese entrasse in contrasto, al punto che praticamente interrompemmo il rapporto, adducendo anche un livello di insoddisfazione”.
Giusto fare luce sulla vicenda
Ecco quindi che viene chiarito un punto essenziale, che forse non è chiaro a tutti. Lo Russo, quando era presente sul campo non era né pregiudicato né latitante. Quando la società, che effettivamente non può seguire ogni singola persona, ha capito che qualcosa non andava ha fatto che il contratto con l’azienda che lo accreditava si interrompesse.
Questa è solo la prima parte del nostro approfondimento sulla relazione parlamentare che analizza il rapporto tra la malavita organizzata e il mondo del calcio. Nella seconda parte che potrete leggere stasera risponderemo ad un’altra frase legata al mondo del bagarinaggio, ovvero “succede dappertutto, anche a Napoli”.