Acerra. Il Vescovo torna a tuonare contro il probabile insediamento industriale. Ma dell’ambiente nessuno si preoccupa

Acerra. Tutto come previsto: Don Antonio torna a bacchettare la politica nella sua omelia per la Festa dell’Assunta, ma tutti sanno che  finirà a “tarallucci e vino”.  Non è una critica nei confronti del pastore, ma è una constatazione realistica. L’unica certezza è che tra un mese tutti avranno dimenticato le parole di fuoco pronunciate dal Vescovo Antonio Di Donna, anche chi sta provando ad “okkupare” per incrementare il proprio potere (seppure in terza persona) un comodo ed accogliente scanno in consiglio regionale. Per farla breve verrebbe la voglia di gridare: “Alleluia, Allelluia”, un inno dall’acido sapore di sfottò.

Ma andiamo per ordine cercando di far comprendere a chi ci legge la realtà dei fatti, facendo una premessa d’obbligo, ovvero che Acerra era, ed è, una città senza futuro dove tutto si ottiene solo per appartenenza e nulla più. In ogni modo ha ragione Don Antonio quando ha dice: “Oggi certamente, rispetto a diverso tempo fa, si pensa più al corpo che all’anima. Un tempo contava solo l’anima, il corpo veniva disprezzato, mortificato, trascurato. Oggi succede esattamente il contrario. Quanta attenzione mettiamo al nostro corpo! Lo curiamo, lo vogliamo scattante, sportivo; lo vogliamo, giustamente, sempre sano, bello, giovanile, e facciamo di tutto perché questo avvenga. Senza pensare all’anima, allo spirito”. Oggi si fa tutto solo per apparire e non per essere.

Aspettiamo da anni…

In questa città almeno negli ultimi 10 anni, la classe politica locale, con l’appoggio di quella regionale, ha fatto di tutto solo per acquisire potere, senza tenere conto della volontà del popolo. Da anni stiamo aspettando che venga riaperto la scuola di piazzale Renella che ospitava il primo circolo didattico. Da anni ci hanno tolto lo stadio comunale voluto dall’onorevole Ignazio Caruso (che resterà nella storia per essere stato un “grande politico” che amava il proprio popolo), per propinarci un surrogato di villa comunale che, guarda caso, sarà inaugurata a breve facendola passare come un trionfo per la città. Da anni aspettiamo il completamento della piscina comunale progettata e già pagata con soldi pubblici. Da anni aspettiamo che qualcuno provi a bonificare le tre grandi discariche acerrane: Calabricito, la Vasca dei Rosano e la fatidica “Vasca del padreterno”. Da anni aspettiamo che si bonifichi l’area che venne occupata dal polo chimico Montefibre. Da anni aspettiamo di sapere i danni provocati dall’intombamento di 800 tonnellate di rifiuti combusti nascosti sotto un manto di cemento all’interno di un impianto di recupero di plastiche; da anni attendiamo di sapere che fine hanno fatto quei rifiuti tossici e nocivi per anni sono stati sversati nella zona Asi. Tante domande tutte senza risposte.

Nella città che non ha dato mai i natali a chi per prima ha indossato la maschera di Pulcinella, si continua a fare passerella sulla salute della gente, fingendo d’indignarsi a giorni alterni. Purtroppo questa è la realtà sotto gli occhi di tutti. Dopo aver letto l’omelia del nostro Presule Don Antonio mi viene solo da fare una considerazione: “credo che la gente perbene è stanca di assistere alle solite passerelle ed ai tanti giri di parole inutili che non producono nulla”.

 

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